La death valley è il risultato di un’intensa attività geologica. Nel Paleozoico, 500 milioni di anni fa, la regione ospitava un basso mare tropicale. Mentre la placca oceanica si insinuava sotto quella continentale, il mare si ritirò ad occidente, e la linea di faglia emerse intorno al Mesozoico, tra 250 e 65 milioni di anni fa, sotto forma di alte catene montuose. L’attrito tra le placche, fondendo la litosfera in profondità, provocò in superficie la formazione di catene vulcaniche, ancora visibili ad ovest dell’odierna posizione della valle. Circa 3 milioni di anni fa, al movimento compressivo se ne sostituì uno distensivo. La tensione subita dalle rocce si liberò attraverso linee di frattura lungo le quali vaste porzioni di crosta scivolarono verso il basso, affondando per gravità. Le regioni più basse della death valley, i cosiddetti bacini, corrispondono ai fondovalle di queste depressioni. Il trasporto idrico intanto modificava costantemente le regioni superficiali della crosta, scavando canyons e bacini lacustri. Diecimila anni fa, grazie ad un torrido clima desertico, i laghi si prosciugarono, lasciando i fondovalle coperti da un bianco strato di cristalli di sale.
Panamint valley. Il sole è sorto da qualche minuto, ma nella valle i suoi raggi devono ancora scavalcare la linea di cresta delle montagne. Il cielo è oscurato da pesanti nubi color mercurio. Davanti a noi, la valle sembra un palcoscenico vuoto prima dello spettacolo. Il terreno di pietrisco e arbusti, i piedi conici delle montagne, le rocce appese ai dirupi, tutto appare cristallizzato e immobile. Non un suono. L’unico elemento a muoversi veloce è la luce, che cambia in colore e intensità di minuto in minuto. Quando riesce a fare breccia tra le nubi, il deserto si accende di innumerevoli colori.
La polvere in sospensione amalgama le tinte rosse, violette, azzurre dando l’impressione di un quadro ad olio dipinto su una tela sterminata.
Il palcoscenico si illumina nel silenzio più totale. La traccia asfaltata da cui siamo venuti la scorsa notte buca lo spazio della valle in linea retta, si impenna sul versante ovest e sparisce oltre il crinale. Dall’altra parte, la death valley corre parallela alla catena montuosa.
Verso il fondo della death valley. Viaggiamo a circa 70 km all’ora lungo il solco di antichi letti fluviali. Il terreno digrada con pendenza rigorosamente costante da circa 10 minuti. Ce ne vorranno altrettanti fino al fondovalle, dove si trova l’attacco del sentiero che penetra nel Marble Canyon.
Un fiume ha scavato il suo letto nel marmo, insinuandosi in una frattura più antica. La roccia striata e durissima su cui camminiamo si fa sempre più friabile man mano che si sale con lo sguardo lungo le pareti del canyon, la cui sommità ha la consistenza di una frana. Ovunque sono ben visibili le forze che hanno deformato gli strati lungo i pendii. Nell’ora più calda, due corvi urlano sopra le nostre teste.
Un fiume ha scavato il suo letto nel marmo, insinuandosi in una frattura più antica. La roccia striata e durissima su cui camminiamo si fa sempre più friabile man mano che si sale con lo sguardo lungo le pareti del canyon, la cui sommità ha la consistenza di una frana. Ovunque sono ben visibili le forze che hanno deformato gli strati lungo i pendii. Nell’ora più calda, due corvi urlano sopra le nostre teste.
Un fiume ha scavato il suo letto nel marmo, insinuandosi in una frattura più antica. La roccia striata e durissima su cui camminiamo si fa sempre più friabile man mano che si sale con lo sguardo lungo le pareti del canyon, la cui sommità ha la consistenza di una frana. Ovunque sono ben visibili le forze che hanno deformato gli strati lungo i pendii. Nell’ora più calda, due corvi urlano sopra le nostre teste.
Un fiume ha scavato il suo letto nel marmo, insinuandosi in una frattura più antica. La roccia striata e durissima su cui camminiamo si fa sempre più friabile man mano che si sale con lo sguardo lungo le pareti del canyon, la cui sommità ha la consistenza di una frana. Ovunque sono ben visibili le forze che hanno deformato gli strati lungo i pendii. Nell’ora più calda, due corvi urlano sopra le nostre teste.
In alcuni punti, la morfologia della death valley è tale da intrappolare i venti, i quali accumulano la sabbia fino a formare dune alte alune decine di metri.
In alcuni punti, la morfologia della death valley è tale da intrappolare i venti, i quali accumulano la sabbia fino a formare dune alte alune decine di metri.
Badwater basin. Dall’alto, si direbbe che il bacino contenga ancora acqua in abbondanza. Anche avvicinandosi in macchina, da lontano sembra di vedere una linea d’acqua. Il punto più basso della Death Valley, invece, ospita un mare di sale acquattato a 85 metri sotto l’attuale livello del mare. Con un’ultima illusione, il fondo salato scricchiola sotto gli scarponi come la neve ghiacciata.
Badwater basin. Dall’alto, si direbbe che il bacino contenga ancora acqua in abbondanza. Anche avvicinandosi in macchina, da lontano sembra di vedere una linea d’acqua. Il punto più basso della Death Valley, invece, ospita un mare di sale acquattato a 85 metri sotto l’attuale livello del mare. Con un’ultima illusione, il fondo salato scricchiola sotto gli scarponi come la neve ghiacciata.
Badwater basin. Dall’alto, si direbbe che il bacino contenga ancora acqua in abbondanza. Anche avvicinandosi in macchina, da lontano sembra di vedere una linea d’acqua. Il punto più basso della Death Valley, invece, ospita un mare di sale acquattato a 85 metri sotto l’attuale livello del mare. Con un’ultima illusione, il fondo salato scricchiola sotto gli scarponi come la neve ghiacciata.