Un pozzo in centro a Ronchi

L’acqua, un bene prezioso al quale spesso, forse troppo spesso, non diamo l’importanza che giustamente meriterebbe. Siamo talmente abituati ad aprire il rubinetto di casa che ci siamo dimenticati il fatto che fino a non molto tempo fa i nostri antenati per poter disporre di questa risorsa in ogni periodo dell’anno si erano ingegnati con metodi tanto, apparentemente, banali quanto funzionali. I pozzi nel terreno che permettevano di raccogliere l’acqua direttamente dalla falda erano ampiamente diffusi. Nelle realtà contadine in primis. Ma non solo. Poi, però, l’avvento della “civiltà” urbana decise che questi buchi nel terreno non servivano più. E si decise di sostituirli con i più moderni, ed obiettivamente migliori, acquedotti.

Il passo successivo fu breve. Così, quasi a voler chiudere con un passato nel quale questi pozzi rappresentavano sia una risorsa sia un disagio, talvolta si decise si metterci, letteralmente, una pietra sopra. Ma, come è stato detto, il passato a volte ritorna.

Ed è ciò che è successo anche a Ronchi dei Legionari durante i recenti lavori per la realizzazione della piazzetta nei pressi della villa Vicentini Miniussi. In quell’occasione gli operai hanno visto aprirsi sotto i propri piedi uno di quei manufatti realizzati quando il lavoro dell’uomo era ancora soprattutto un lavoro manuale.

Ma per poter capire le caratteristiche del pozzo era necessario contattare chi abitualmente frequenta gli ambienti ipogei. In pratica servivano gli speleologi. Ed ecco che la Società di Studi Carsici A.F. Lindner, dopo essere stata contattata dall’amministrazione comunale, decise di organizzare l’esplorazione del pozzo.

Nel corso della serata di giovedì 13 giugno, con l’aiuto degli altri componenti il sodalizio speleo, Enrico scese all’interno della cavità per documentarne le caratteristiche. Le misurazioni hanno permesso di determinarne una profondità totale di 5.50 metri con l’acqua che ricopriva quasi un metro il fondo del pozzo. Mentre il diametro interno risultava essere di 160 cm. Ad avvalorare l’utilità storica del pozzo la caratteristica che questo sia stato realizzato con tecniche murarie e che l’acqua fosse estremamente limpida.

Un intervento tecnicamente semplice. Almeno per chi è avvezzo ad andare in grotta. Che ha, però, regalato piacevoli ed inaspettate sorprese. Infatti, al di là dei freddi numeri legati all’esplorazione, l’iniziativa ha destato la curiosità di molte persone che si sono avvicinate e si sono complimentate per ciò che è stato fatto. Un calore umano che ha coinvolto diversi passanti e residenti della zona. In particolare un ringraziamento va rivolto a Paola Pellizzon, titolare dell’omonima panetteria/pasticceria, che con grande cordialità ha offerto un rinfresco. Potranno sembrare piccoli gesti ma sono le piccole cose che scaldano il cuore. E per i grottisti è stato un modo per farsi conoscere e per far sapere che la speleologia è un’attività che talvolta può avere un’utilità sociale. Ed è alla portata di tutti.

Fabio

 

Le foto di Fabio Deffendi e Loretta Crestani

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